1.NOTE MUSICALI
2.VALORE DELLE NOTE E DELLE PAUSE
3.PUNTO E LEGATURA
4.MISURA O BATTUTA
5.IL TEMPO
6.IL RITMO
7.SINCOPE E CONTRATTEMPO
8.TEMPI SEMPLICI E TEMPI COMPOSTI
9.GRUPPI IRREGOLARI DI NOTE IN ECCEDENZA E IN DIMINUZIONE
Molti chitarristi autodidatti, anche famosi, hanno dichiarato di non saper leggere la musica. Nonostante questo sono diventati dei grandi chitarristi.
Imparare bene la musica teoricamente facilita tanto, ma rimane sempre comunque un arte. Chi riesce a suonare istintivamente senza pensare a schemi imparati a memoria è veramente un grande artista.
Il talento vince su tutto non c’è dubbio, questi musicisti si sono sempre affidati alla loro dote innata di saper riprodurre la musica a orecchio, quindi non sentendo la necessità di saper leggere le note. Ma qui stiamo parlando di chitarristi talentuosi con, alle spalle, una grandissima esperienza musicale. Si perché l’esercizio del suonare è una grande scuola che ti insegna molto e ti rende padrone dello strumento musicale.
Anch’io mi sono sempre affidato molto al mio orecchio, in primis perché è sempre stato per me molto naturale ascoltare una melodia e riprodurla con la chitarra, poi per una sorta di pigrizia nello studio della musica. Mi definisco un mezzo autodidatta, ho imparato molto da solo, ma, ho preso anche diverse lezioni di chitarra che mi hanno sinceramente aiutato a capire cosa stavo suonando e a muovermi meglio sullo strumento.
A parte le prime strimpellate ho iniziato a prendere lezioni anche di teoria: saper leggere le note, la loro durata e imparare tutti i segreti del pentagramma senza dimenticare il tanto odiato solfeggio. Iniziai a comprende quello che è il linguaggio musicale!
Pur avendo sempre avuto intenzione di suonare musica rock, il mio primo approccio con la chitarra è stato di tipo classico. Il mio insegnante, infatti, come prima fonte di studio, mi faceva imparare pezzi per chitarra classica di Johann Sebastian Bach da leggere sul pentagramma… altro che tablature! (credo comunque che a quei tempi non ci fossero ancora o comunque non sarebbero mai andate d’accordo con lo studio se vogliamo da “conservatorio”).
Alla fine della lezione il maestro, per invogliarmi a proseguire, mi faceva vedere come suonare qualche brano rock famoso, il che mi divertiva molto, anche se gli arpeggi classici sui brani di Bach non mi sono mai dispiaciuti e mi sono serviti molto per allenare la mano destra.
Tutto questo durava un anno, ma più avanti avrei continuato a prendere lezioni con un approccio decisamente più rock, studiando con un altro maestro, quello che sono, ancora oggi, le tecniche basilari della chitarra solista e l’improvvisazione dove è utilissimo conoscere le famose pentatoniche.
Da qualche parte una volta ho letto che la musica è un pò come la matematica, paragone secondo me giustissimo!…non fraintendetemi, la matematica può apparire un pò noiosa da studiare anche se molto utile, mentre la musica è puro sballo, ma si basano entrambe su regole ben precise che ne determinano l’utilizzo.
Quindi, prima di tutto, dobbiamo partire dalle note per poi arrivare al concetto di musica vista come una sorta di materia matematica.
Sicuramente tutti conoscerete le sette note musicali naturali :
DO RE MI FA SOL LA SI
Queste sette note si possono leggere sul pentagramma che, a differenza della tablatura, è rappresentata da cinque liee orizzontali e quattro spazi dove sono collocati i simboli delle note. Suonando in sequenza queste note terminando con la nota di partenza (Do) un’ottava sopra otteniamo la scala di Do maggiore. Quindi l’ottava che abbreviato viene scritta 8va è la distanza tra la nota di partenza e l’ottava nota che è la stessa ma con altezza diversa. Se facciamo una scala di Do maggiore ascendente avremo un’ottava più alta (acuta) mentre se facciamo quella discendente avremo un Do con un’ottava più bassa (grave).
Vediamo sul pentagramma la scala di Do maggiore:
Le note totali sono dodici, infatti le sette naturali che abbiamo visto sono intervallate da cinque note alterate rappresentate con i simboli del diesis (#) e il bemolle (♭) che indicano che l’altezza della nota è aumentata di mezzo tono nel caso del # o diminuita sempre di mezzo tono con il ♭. La distanza tra una nota e l’altra viene definita intervallo e il metro di misura è il tono (T) e il semitono (S).
Nella tastiera della chitarra un semitono è la distanza tra il tasto premuto e quello successivo, quindi è la distanza minima. C’é poi una distanza maggiore chiamata tono che corrisponde a due semitoni, cioè a due tasti.
Questa progressione di note naturali e alterate crea la scala cromatica dove con i diesis sarà ascendente e con i bemolli discendente e la distanza tra le note è sempre di un semitono.
Vediamo la scala cromatica sul pentagramma:
Come potete vedere nella scala cromatica ascendente la nota alterata viene indicata con il diesis, mentre quella discendente con il bemolle. Quindi la solita nota alterata può essere chiamata in entrambi i modi pur avendo lo stesso suono. Il Do # è la solita nota del Re♭così come il Re # e Mi♭, Fa # e Sol ♭, Sol # e La♭, La # e Si♭.
2.VALORE DELLE NOTE E DELLE PAUSE
Dopo aver visto l’altezza delle note rappresenta dalla loro posizione sul pentagramma andiamo a vedere il loro valore, ovvero, quanto il suono deve durare.
La musica è fatta di suoni (note) e silenzi (pause) e la loro durata può assumere sette diversi valori indicati da sette simboli riepilogati nello schema qua sotto.
Si può aumentare la durata del valore di ciascuna figura per mezzo del punto o della legatura.
Il punto aumenta di metà il valore della nota o della pausa che lo precede :
Se invece abbiamo il doppio punto verrà aumentato di metà il valore del primo punto :
La legatura è una linea curva che serve, come il punto, ad aumentare il valore delle note.
La caratteristica della legatura di valore è che unisce due o più note della stessa altezza come se fossero una sola nota. Nella prima nota che suoniamo possiamo legarci altre note di diverso valore per prolungare la durata di quest’ultima aumentando così il suo valore iniziale.
Qui di seguito vi mostro due esempi di legatura e doppia legatura di valore:
Le note e le pause stanno all’interno delle misure o battute che sono lo spazio tra due linee verticali chiamate spezzabattute che troviamo sul pentagramma e anche nelle tablature come si vede nella figura qui sotto.
Il tempo indica il numero di movimenti che deve contenere ciascuna battuta e sul pentagramma è indicato subito dopo la chiave di violino.
Prendendo come esempio il tempo di 4/4 che in genere è il più usato e quindi il più conosciuto, avremo all’interno della misura quattro movimenti del valore di un quarto ciascuno.
Misura 4/4 = 1/4 + 1/4 + 1/4 + 1/4
Andando sul pratico è come se ogni movimento fosse il battere del metronomo e tra un battito e l’altro abbiamo il tempo di 1/4.
Prendendo come esempio un’altro tempo per avere le idee più chiare vediamo quello da 2/4. In questo caso all’interno della battuta avremo due movimenti del valore di un quarto.
Misura 2/4 = 1/4 + 1/4
Quindi il numero superiore indica quanti movimenti sono contenuti in una battuta, mentre quello inferiore indica il valore di ogni singolo movimento che in questi esempi è di 1/4.
Arrivati a questo punto vi sarà più chiaro il paragone che ho fatto all’inizio tra la musica e la matematica.
La musica ha uno spazio ben preciso, chiamato, come abbiamo già visto, battuta o se preferite misura. All’interno di questo spazio dobbiamo mettere delle note o pause dove il valore complessivo deve raggiungere quello della misura. Questa è matematica, come 2+2 fa 4 anche una battuta di 4/4 deve avere note o pause che sommate fanno 4/4.
Come si vede nello schema qua sotto nello spazio di una nota di 4/4 possiamo suonarci due note di 2/4 che hanno la metà del valore.A sua volta su un tempo di 2/4 possiamo suonarci due note di 1/4. Cosi’ facendo il valore delle singole note si dimezza ma il valore complessivo di tutte le note all’interno della misura sarà di 4/4.
Per rendere ancora di più l’idea vi mostro alcuni esempi :
Uno dei componenti fondamentali di un brano musicale è il ritmo che dipende dal numero di battiti all’interno di una misura o battuta.
Se il tempo è determinato dai movimenti, il ritmo è il frutto dei battiti all’interno di questi movimenti. Per capirci meglio possiamo prendere ad esempio un orologio a lancette dove lo scorrere delle ore è il tempo e i battiti dei secondi è il ritmo.
Il ritmo si basa sugli accenti forti (nota suonata con più intensità) e accenti deboli dove la loro alternanza regolare determina iI ritmo binario costituito da due battiti uno forte e uno debole, quello ternario tipico del valzer (tempo composto) dove abbiamo un accento forte e due deboli e il quaternario composto da una battito forte e tre deboli.
Qui di seguito ci sono gli esempi dei ritmi regolari binario,ternario e quaternario:
Ovviamente gli esempi che vi ho mostrato non sono una regola assoluta ma soltanto i ritmi più naturali e usati dove l’accento è posto in genere all’inizio della battuta come nel rock per quanto riguarda il ritmo binario o quaternario, o il valzer per quanto riguarda il ritmo ternario. Chi compone o reinterpreta un brano può benissimo posizionare gli accenti su altre note come la seconda o la terza in modo da dare un’altro tipo d’impronta al ritmo.
L’ordine e la disposizione degli accenti, che si susseguono in forti e deboli (quelli forti sul battere della battuta e quelli deboli sul levare) può essere spostato, se la nota che inizia nella parte debole del tempo o della suddivisione si prolunga nella parte forte successiva. In questo caso abbiamo una sincope dove la ritmica è formata da una nota che si trova in mezzo a due note di valore minore e della stessa durata.
Con una successione di sincopi avremo un ritmo sincopato dove appunto il suono avviene sulla parte debole del ritmo e si prolunga su quella forte.
Qui di seguito vi mostro un esempio di ritmo sincopato su un tempo di 2/4 che, come abbiamo già visto, è suddiviso in due movimenti da 1/4 dove il suono, a parte la prima nota quella di 1/8, cade sempre sulle note in levare che essendo del valore di 1/4 si prolunga sulla nota in battere senza essere suonata e quindi la parte forte del ritmo viene indebolita per poi far ricadere il suono nella parte debole in levare.
Il contrattempo invece è l’alternanza di una pausa sul tempo forte e di una nota sul tempo debole.
8.TEMPI SEMPLICI E TEMPI COMPOSTI
Dopo avervi spiegato il tempo e le sue dinamiche all’interno della misura c’è da aggiungere che il tempo è diviso in due categorie:
Tempo semplice di cui fanno parte 2/4 3/4 4/4 il battito ha una divisione binaria, ovvero può essere diviso in due note. Questi tempi sono formati da battute di 1/4 che a sua volta possono essere divise in due note di 1/8, quindi i tempi semplici detti anche tempi binari si dividono in coppie di note dette duine.
La differenza tra questi tre tempi è il tipo di ritmo: binario in 2/4, ternario in 3/4, e quaternario in 4/4.
Tempi composti di cui fanno parte 6/8 9/8 12/8 a differenza di quelli semplici hanno la suddivisione ternaria anziché binaria: il battito si divide in gruppi di tre note dette terzine e per vedere quanti battiti ci sono in una misura dobbiamo dividere per tre il valore del numeratore. Quindi il 6/8 avrà due movimenti (6÷3=2), il 9/8 tre movimenti (9÷3=3) e il 12/8 quattro movimenti(12÷3=4). Partendo dall’esempio del tempo di 6/8 abbiamo sei note di 1/8 divise in due battiti,quindi avremo due battute composte da due terzine di 1/8. Sul tempo di 9/8 abbiamo nove note di 1/8 ma suddivise in tre battiti quindi avremo tre terzine di 1/8 e sul tempo di 12/8 avremo dodici note di 1/8 suonate con quattro battiti quindi suddivise in quattro terzine di 1/8.
9.GRUPPI IRREGOLARI DI NOTE IN ECCEDENZA E IN DIMINUZIONE
Quindi come abbiamo visto ci sono delle regole ben precise da rispettare nella musica. A volte si trovano gruppi di note che, per eccedenza o per diminuzione, sono in contrasto con il valore regolare della misura.
Detto in altre parole, è un gruppo di note ternario all’interno di un ritmo binario o viceversa.
Questi gruppi di note si chiamano irregolari poiché non rispettano il tempo o diciamo lo spazio in cui sono inserite come ad esempio tre note in cui ce ne dovrebbero stare due o due note dove ce ne dovrebbero stare tre e nel pentagramma per riconoscerle vengono contrassegnate da un numero che ne “giustifica” la loro irregolarità.
Tra i gruppi irregolari in eccedenza più conosciuti c’è la terzina, dove appunto ci troviamo a dover suonare tre note all’interno di un tempo in cui ce ne dovrebbero stare due (tempi semplici).
Possiamo avere anche la quintina ovvero cinque note che hanno il valore di quattro o la sestina dove ci sono sei note sempre con il valore di quattro.
Vediamo come si presentano sul pentagramma con alcuni esempi:
Nel pratico queste note irregolari che sono più del consentito avranno un valore minore rispetto a quello rappresentato sul pentagramma.
Prendendo ancora ad esempio la terzina :
↓1/4↓1/4↓1/4↓tre note di 1/4 irregolari di minor durata
↓1/4 ↓ 1/4 ↓due note di 1/4 regolari.….. è come se una torta venisse tagliata in tre parti invece che due ma la quantità rimane la stessa!
Mentre succede di avere gruppi irregolari in diminuzione quando siamo all’interno di un tempo composto che è diviso in terzine e dobbiamo suonarci due note dette duine.
Quindi abbiamo due note che devono occupare lo spazio di tre.
Vediamo anche qui un esempi con il tempo di 6/8 (tempo composto):
In questo caso le due note al posto della terzina che si trovano all’interno di un movimento di 1/4 verrano suonate come due note del valore di 1/8. Abbiamo quindi un tempo binario all’interno di un tempo composto, dato che il movimento è diviso in due.